“MIO FIGLIO NON VUOLE MANGIARE”…che fare?
A DIFFERENZA DI QUELLO CHE SI PENSA I BAMBINI NON VANNO FORZATI A MANGIARE, SI SANNO AUTOREGOLARE!!!
Altra raccomandazione: non forzare. Come evidenziato dal progetto Buone pratiche per l’alimentazione e l’attività fisica in età prescolare, finanziato dal Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute nell’ambito del Programma europeo Guadagnare Salute, se nel corso del primo anno di vita la velocità di crescita è tale da far triplicare il peso in soli 12 mesi, le cose poi cambiano.
Nel secondo anno la crescita procede a ritmi più lenti e si riduce il fabbisogno calorico per chilo di peso (circa 90 calorie per chilo di peso corporeo). Una riduzione dell’appetito può essere però percepita come una situazione di rischio nutrizionale. E «aiuto, il mio bambino non mangia» finisce col diventare una delle principali preoccupazioni dei genitori (se non altro italiani).
Chi più chi meno, ossessionato dall’idea che il proprio figlio non mangi a sufficienza, escogita allora improbabili trenini o aeroplanini che terminano la propria corsa nella bocca del bambino o finisce in un estenuante braccio di ferro per convincerlo a spazzolare tutto ciò che c’è nel piatto.
«Ma in realtà i bambini sono capaci di regolarsi, assumendo la quantità di cibo di cui hanno bisogno, per cui non bisogna forzarli o rimproverarli se non vogliono mangiare» suggerisce un pediatra.
Alla base c’è anche un’errata percezione delle porzioni adatte a loro, ai bambini ovviamente non si può proporre la stessa quantità di pasta o di carne o di frutta degli adulti. E dato che il fabbisogno energetico varia da bambino a bambino, in base al ritmo di crescita, al peso e all’attività che fa, è bene non farsi prendere dall’ansia ma confrontarsi con il pediatra. Senza sottovalutare, poi, che non c’è nulla di strano se alternano periodi di maggiore a periodi di minore appetito.
Ai genitori, dunque, il compito di interpretare correttamente i segnali di fame e sazietà dei propri figli, evitando di alimentarli più del necessario e rispettando il senso di autoregolazione dell’appetito, che è presente fin dalla nascita.